Julie & Julia #4






Ho appena finito questo libro incredibile che ho recensito QUI.
Si parla di indiani, di pace e di guerra, di riti e di cibo, di posti meravigliosi e di uomini pronti a tutto pur di rovinarli.






“Insieme con gli altri prescelti, Cavallo Pazzo si sedette davanti ai sette capi e la cerimonia cominciò. Come sempre tra i popoli che conoscono la fame, il rito si aprì con una grande mangiata, con un banchetto pantagruelico preparato dalle donne che portarono pentoloni di zuppa di bisonte bollito con i rapanelli selvatici, arrosti di gallinelle faraone, rastrelliere di costole di bisonte alla brace, zuppiere di funghi e midollino di bambù, cesti di mirtilli, lamponi, bacche, prugne e ciliegie selvatiche fresche e, poiché l'occasione era solenne, lo specialissimo lesso di cuccioli di cane.”


Allora,

non aspettatevi che io mi metta a cucinare bisonte, o peggio, cuccioli di cane.
In questo libro non si parlava di pane, ma il pane è caro a tutte le culture e anche i nativi americani avevano il loro pane speciale.
Quindi, ho deciso di realizzare il pane che gli indiani, costretti nelle riserve, hanno cominciato a produrre per sentirsi più uniti:


“Le tribù dei nativi americani hanno una tradizione culinaria ricca e variegata, basata su ingredienti locali, ma il fry bread ha un'altra storia. Le sue origini seguono di poco la costituzione delle "riserve indiane", quando le donne delle tribù avevano a disposizione solo le scarse razioni di olio, farina e latte in polvere che il governo passava loro. Nei difficili decenni seguenti, la ricetta si diffuse in tutte le tribù, fino a diventare simbolo dell'unità e dell'identità di un popolo. Oggi è una presenza costante delle loro feste, benché la ricetta differisca da cucina a cucina, così come i condimenti.”

(dal libro "Buona appetito America!" di Laurel Evans)


FRY BREAD o PANE RUOTA


Veniva chiamato così per la sua forma a cerchio.
Il cerchio viene considerato dai nativi e da molte altre culture un simbolo sacro, di qualcosa di potente, come il sole, la luna, la terra e il suo moto, il ciclo della vita e delle stagioni.







Ingredienti:



  • 300 gr di farina (di mais o di grano)
  • 150 gr di semi di girasole (tritati)
  • 1 cucchiaio di lievito (quello naturale ricavato dall'uva, con cremor tartaro)
  • 2 cucchiai di olio extra vergine d'oliva
  • acqua o latte q.b.


Procedimento:

1) Inserire tutti gli ingredienti in un robot da cucina e impastare fino ad ottenere un composto omogeneo e morbido.





2) Appoggiare l'impasto in una ciotola e lasciar lievitare un paio d'ore, possibilmente coperto da un canovaccio umido. (I miei sono due perché ho fatto un impasto con la farina di mais e un altro con quella di grano).





3) Una volta lievitato l'impasto suddividerlo in panettini schiacciati e friggerli in olio di semi di girasole.




4) Lasciar scolare l'olio in eccesso su carta da cucina assorbente.




5) Da servire sia in versione dolce, con miele e marmellata, sia in versione salata con quello che preferite.




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