SENZA SANGUE Alessandro Baricco






 Titolo: Senza sangue
 Autore: Alessandro Baricco
 Editore: Rizzoli
 Pagine: 105
 Prezzo: 5,00










Una fattoria isolata. la fattoria di Mato Rujo, dove vive un uomo con due figli, una vita in apparenza normale. 
Ma siamo alla fine di una guerra e su una vecchia Mercedes arrivano quattro uomini.
E sparano. Sparano e uccidono Manuel Roca e suo figlio.
La bambina, nascosta in una botola, sfugge alla strage.
Molti anni dopo: una vecchia signora, in una città innominata.
Un uomo che nel suo chiosco vende biglietti della lotteria.
Sono i due protagonisti del primo episodio, che si rincontrano.
Parlano, e il passato ritorna: ma senza sangue.
Un apologo sulla violenza e sul dolore.





Forse sarà che sono di parte perché adoro la penna di Baricco,
forse sarà che il suo modo di usare la punteggiatura mi affascina da sempre,
forse saranno le atmosfere che ogni volta mette in piedi,
ma anche questa volta ha colpito e affondato.
Il libro è diviso in due capitoli:
nel primo ci troviamo immersi in un contesto molto western,
anche se i contorni sono sfocati per la mancanza di una collocazione spazio-temporale;
si può immaginare, forse, un'ipotetica Spagna o America latina, 
ma non è importante.
La seconda parte invece, è incentrata sui due protagonisti che ammorbiditi dagli anni cercano ordine nel proprio passato,
il luogo cambia e anche il tempo sembra alterato,
ma anche qui, non importa.
Importano solo le emozioni e i sensi con i quali si assapora il mondo.
Sicuramente la chiave di volta è il tempo che scorre:
il tempo che scorre e cambia tutto al suo passaggio,
il tempo che scorre e trasforma la vendetta in perdono,
il tempo che scorre e addolcisce la violenza,
il tempo che scorre e lenisce gli ardori.
È la storia di un tempo che scivola via travolgendo i sentimenti che al suo passaggio diventano malleabili e trovano un posto da occupare nel caos della vita.
Il finale resta sospeso tra sentimenti di rabbia, indulgenza e amore.
Un finale diverso e per nulla scontato.





“Nina chiuse gli occhi. Si appiattì contro la coperta, e si rannicchiò ancora di più, tirando su le ginocchia, verso il petto. Le piaceva stare così.
Sentiva la terra, fresca, sotto il fianco, a proteggerla - lei non poteva tradirla. E sentiva il proprio corpo raccolto, rigirato su se stesso come una conchiglia - questo le piaceva - era guscio e animale, riparo di se stessa, era tutto, era per se stessa tutto, nulla avrebbe potuto farle del male fino a quando fosse rimasta in quella posizione - riaprì gli occhi, e pensò Non muoverti, sei felice.”



















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