QUATTRO ETTI D'AMORE, GRAZIE (Chiara Gamberale)



Titolo: Quattro etti d'amore, grazie.
Autore: Chiara Gamberale
Editore: Mondadori
Pagine: 242
Prezzo: 17,00
Anno: 2013









Quasi ogni giorno Erica e Tea s'incrociano tra gli scaffali di un supermercato. Erica ha un posto in banca, un marito devoto, una madre stralunata, un gruppo di ex compagni di classe su facebook, due figli. Tea è la protagonista della serie tv di culto "Testa o Cuore", ha un passato complesso, un marito fascinoso e manipolatore. Erica fa la spesa di una madre di famiglia, Tea non va oltre gli yogurt light. Erica osserva il carrello di Tea e sogna: sogna la libertà di una donna bambina, senza responsabilità, la leggerezza di un corpo fantastico, la passione di un amore proibito.
Certo non immaginerebbe mai di essere un mito per il suo mito, un ideale per il suo ideale. Invece per Tea lo è: di Erica non conosce nemmeno il nome e l'ha ribattezzata "signora Cunningham". Nelle sue abitudini coglie la promessa di una pace che a lei pare negata, è convinta sia un punto di riferimento per se stessa e per gli altri, proprio come la madre impeccabile di "Happy Days". Le due donne, in un continuo gioco di equivoci e di proiezioni, si spiano la spesa, si contemplano a vicenda: ma l'appello all'esistenza dell'altra diventa soprattutto l'occasione per guardare in faccia le proprie scelte e non confonderle con il destino. Che comunque irrompe, strisciante prima, deflagrante poi, nelle case di entrambe. Sotto la lente divertita e sensibile della scrittura di Chiara Gamberale, ecco così le lusinghe del tradimento e del sottile, ma fondamentale confine tra fuga e ricerca. Accanto a Erica e Tea, infatti, i loro uomini: i due mariti, un ex compagno di classe romantico e cinefilo, uno struggente personal trainer, un attore omosessuale in incognito, un fratello ricoverato in una clinica senza nome. Tutti in fuga o forse alla ricerca, proprio come Erica e Tea. Tutti convinti che la soluzione sia comunque altrove. Sullo schermo della tv, di un cinema, sul palco di un teatro, su un social network, in un'isola esotica, negli psicofarmaci, in un'altra ricetta, un'altra camera da letto. Perché vera protagonista di questo romanzo è l'insoddisfazione personale, e le possibilità che l'amore ha e non ha per metterla a tacere, o quantomeno contenerla.





Questo libro è delizioso,
non riuscivo a staccarmi da queste pagine profonde, ma lievi;
una scrittura soffice capace di toccare temi intensi e astratti come gli stati d'animo.
L'autrice con delicatezza e intimità è riuscita nell'arduo compito di varcare le soglie dei rapporti umani,
parlando con la lingua delle emozioni.
Si parla di un vuoto che cresce nelle due protagoniste, che assume significati diversi e al quale si può evadere solo con la forza scaturita da una sensazione forte, che entrambe ricercheranno  nel modo più adatto a loro:
Erica si aggrapperà così alla spesa, alla cucina e alle sue ricette per trovare quella sicurezza che le manca, si rifugerà in un pc per allentare la tensione di una vita spesso faticosa e piena di responsabilità e cercherà di conservare un autocontrollo che a volte vacilla.
Tea troverà ospitalità in una vita senza amore, galleggerà nei sogni di un mondo per artisti e si attaccherà a quella assenza di affetto capace di non farle diventare"il sangue colla".
Si culleranno entrambe con i pensieri e le fantasie, che per un momento faranno dimenticare loro chi sono, stravolgendo la realtà, aiutate dai sogni, strani compagni di avventure.
Le protagoniste dovranno affrontare l'acidità della crisi, il gusto speziato della passione, l'aroma secco e forte di un'amicizia, l'impasto umido e vischioso di un matrimonio, l'inebriante profumo dell'arte, l'amaro retrogusto del tradimento e la rassicurante strana dolcezza del rapporto genitori-figli.
Un romanzo che viene raccontato dalla pancia, dal cuore, ma senza tralasciare la testa,
mescolando pianti sommessi, risate fragorose, rabbie represse, debolezze nascoste e l'inesauribile voglia di riempire un vuoto. 




“Ho questa sensazione di vuoto, dentro: mi passa solo quando recito o m'innamoro. Da piccola i miei genitori le hanno provate tutte: mi trascinavano a nuoto, pattinaggio, ginnastica artistica. Niente, il mio unico hobby era innamorarmi. Non vivere una storia d'amore, capisce? No: proprio prendere la scossa da qualcuno…ha presente, le pulsazioni che diventano matte se lui ti passa davanti, se si rivolge casualmente a te? In un modo o nell'altro io mi sentivo bene solo lì. Un istante prima del primo bacio, un istante dopo la prima volta. Quando ti svegli in una camera che non ti eri mai immaginata fino a quel  momento, capisce? E ti sforzi di interpretare un odore, un taglio di luce. Ecco.”

“Com'è che il sesso se ne va dalle case, com'è che sparisce fra le cose? Com'è che a due persone niente veniva più spontaneo che cercarsi e all'improvviso niente riesce più impensabile? Chi è che spegne i corpi? La testa? Il cuore? O si spengono da soli, cominciano loro, loro suggeriscono alla testa "è finita", e poi convincono il cuore: "è finita". È finita?”








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